Area centrale | |||
Indagata a partire dal 1986, l'area centrale corrisponde ad un'ampia piattaforma naturale che collega e sovrasta i pianori nord e sud. Su di essa sono state messe in luce numerose fosse accuratamente scavate nel morbido banco di calcrete che caratterizza la sommità della collina ai margini dell'area abitata. Le fosse hanno sommità circolare o ovale, e base piatta o concava. La loro profondità varia tra m.0,20 e 0,90 , e il diametro massimo è di m.1,50. Nessuna conserva resti di rivestimento interno. I limiti dell'area occupata dalle fosse corrispondono quasi esattamente ai limiti della piattaforma di calcrete. Sul lato sud le fosse 1, 4, 5 sono state tagliate dalla costruzione, probabilmente in età romana, dell'Edificio A2. Sul lato ovest, il limite è dato dalla conformazione della collina, che si inerpica bruscamente dando luogo alla c.d. acropoli, mentre ad est dalla presenza della roccia di base che qui ha anche un andamento piuttosto irregolare. L'indagine georadar effettuata nel 2003 ad est dell'area centrale ha confermato l'assenza, ad est del margine orientale del banco di calcrete, di altre fosse e la prosecuzione in quest'area del banco roccioso di base.Tale limite è ben visibile nella pianta della Kephala (THKplus2005), sulla quale sono indicate le strutture sepolte, naturali e artificiali, rilevate dall'indagine georadar. Infine lungo il limite nord le fosse si interrompono ai margini dell'area insediata e del filone di roccia di base che venne usato per sostenere, a sud, la terrazza artificiale del pianoro nord. Caratteristiche deposizionali, organizzazione spaziale, cronologia e natura dei riempimenti inducono a credere che le fosse siano il risultato di uno specifico comportamento rituale adottato dagli abitanti della Kephala nel corso della Dark Age e fondato sul seppellimento di resti di pasti verosimilmente collettivi (D'Agata 2002; D'Agata in corso di stampa d). Quello che sulla Kephala abbiamo definito il fenomeno delle fosse rituali sembra per il momento documentato soltanto nell'area occidentale dell'isola. Le fosse si interrompono come si è detto in una fase avanzata del PG e la loro scomparsa sembra grosso modo coincidere con la costruzione sul pianoro sud dell'importante Edificio A1. |
|||
Dettaglio delle fosse dell’Area Centrale
La fossa 53 durante lo scavo
Cratere 5/32 dalla fossa 5
Tazza 30/2 dalla fossa 30 |
Le fosse scavate nell'area centrale sono state trovate riempite con ossi animali e materiali ceramici, a volte frammisti a ceneri e carboni, e in alcuni casi accuratamente sigillate. I loro riempimenti rappresentano dei contesti chiusi e il materiale rinvenuto entro ciascuna di esse si riferisce ad un arco di tempo piuttosto ristretto. Né esiste alcuna evidenza per ritenere che le fosse siano da connettere ad attività di tipo industriale, cultuale, di stoccaggio, o che possano corrispondere ad alloggiamenti per piante. Piuttosto, le caratteristiche di realizzazione, l'organizzazione spaziale documentata – cioè il fatto che gran parte dell'area centrale occupata dalle fosse sia rimasta sostanzialmente libera da strutture fino al periodo romano – e alcuni elementi relativi alle modalità di deposizione dei riempimenti, indicano inequivocabilmente che le fosse devono essere intese come risultato di un comportamento rituale che gli abitanti della Kephala praticarono ininterrottamente dal TM IIIC antico al PG avanzato e del quale evidentemente nel sito si conservò memoria anche nei secoli successivi. A giudicare dai materiali raccolti entro le fosse - che includono ceramica, strumenti di pietra, ossi animali, resti organici e in rari casi anche bronzi e ossa umane - tale comportamento ebbe come scopo principale quello di seppellire con cura i resti di un'attività connnessa alla preparazione e/o alla consumazione di cibo e bevande. Si tratta in altri termini di depositi strutturati che rispondevano a specifiche modalità di deposizione. Essi potrebbero dunque costituire i resti di pasti collettivi che ebbero luogo sulla Kephala e ai quali veniva assegnato valore rituale (D'Agata 2002;D'Agata in preparazione). L'Edificio 1 ai margini dell'area centrale, potrebbe essere stato connesso a tale attività. Ad est dell'edificio, si apre quella che è stata chiamata fossa 41. Si tratta in realtà di una cisterna profonda m.1 che nel corso del SM venne probabilmente allargata e riempita con le modalità di una fossa rituale. È dunque verosimile che essa abbia funzionato come struttura di servizio dell'Edificio 1, finalizzata alla raccolta dell'acqua piovana, nel corso del Tardo Minoico IIIC e sia stata successivamente chiusa. Ad ovest dell'edificio invece si aprono le fosse 53 e 54. Una menzione speciale merita la fossa 54 data l'eccezionalità dei materiali in essa rinvenuti. Se le fosse 41, 53, 54 mostrano forti somiglianze con le altre fosse dell'area centrale, e anche caratteristiche deposizionali che ci inducono a concludere che esse possono essere ascritte allo stesso fenomeno, le fosse 49, 50, 51, 52 scavate nel deposito di calcrete a sud dell'Edificio 2, vennero trovate quasi del tutto vuote, per cui non è stato possibile determinare né la loro funzione né la loro cronologia. Invece le fosse 42-46 scoperte sul pianoro settentrionale tra gli Edifici 1 e 2 presentano caratteristiche diverse da quelle dell'area centrale e possono essere interpretate come semplici scarichi di rifiuti. In primo luogo, esse sono state scavate non nel deposito di calcrete ma nel riempimento della terrazza artificiale. Inoltre il loro riempimento, che comprende materiali assegnabili ad un periodo piuttosto lungo che va dal Tardo Minoico IIIC al PG, non può essere classificato come contesto chiuso ma sembra rappresentare l'esito di una graduale accumulazione. Esse dunque devono essere interpretate come fosse di scarico di rifiuti, comuni all'interno delle aree abitate nel mondo antico. La sequenza cronologica ricostruita sulla base della ceramica raccolta all'interno delle fosse (D'Agata 1999, D'Agata 2003) ha inizio nel TM IIIC antico e prosegue per tutto il corso del TM IIIC e del SM fino al PG avanzato. Di conseguenza il materiale rinvenuto nelle fosse, sebbene non provenga da livelli stratificati l'uno sopra laltro, consente di ricostruire la griglia cronologica, culturale e paleoambientale, entro la quale va inscritto nel corso della Dark Age l'insediamento sulla Kephala, e anche di tracciare la fisionomia della locale produzione ceramica e i mutamenti verificatisi al suo interno in questo lungo arco di tempo. |
||
Edificio 1Orientato in senso nord-sud, e dunque in modo diverso rispetto agli edifici sulla terrazza artificiale del pianoro nord, l'Edificio 1 è stato costruito quasi per intero sul banco roccioso a ridosso della terrazza artificiale del pianoro nord. Esso consta di due vani dei quali quello meridionale, aperto a sud, risulta occupato da un grande focolare, o meglio sembra costruito per ospitare il grande focolare che ancora, sebbene in parte, oggi vi si trova. I materiali raccolti al suo interno si datano dal Tardo Minoico IIIC al Geometrico e tra essi si segnala un coltello di bronzo di tipo italiano. La funzione dell'Edificio 1 sembra essere stata determinata dagli stessi eventi che condussero allo scavo e al riempimento delle fosse. A tale conclusione riportano l'orientamento dell'edificio, in senso nord-ovest/sud-est, in modo da fronteggiare la piattaforma occupata dalle fosse, e da differenziarsi nettamente dagli edifici del pianoro nord; la dimensione del focolare, che appare come l'elemento realmente caratterizzante della struttura; la connessione alle fosse rituali 54, 41, 53 rispettivamente in uso nel TM IIIC, nel SM e nel PG antico. L'Edificio 1 potrebbe dunque essere stato creato come la struttura nella quale venivano preparati i banchetti i cui resti sono stati raccolti entro le fosse dell'area centrale. |
|||
Veduta aerea dell’Edificio 1 e dell’area circostante |
Anforiskos triansato 90-32/33/4/1 |
||
Fossa 54Scoperta nel 2000, ad est del Building 1 e a sud della fossa 53, la fossa 54 (diam. m.1 ca; prof. m.0,90 ca) presenta elementi eccezionali sia in relazione alle caratteristiche di deposizione sia in relazione ai materiali in essa raccolti.L'asportazione del riempimento della fossa è stato eseguito suddividendo la sommità in due parti, lungo il diametro nord-sud; quindi è stata scavata dapprima la metà ovest e successivamente quella est, in modo da eseguire un secondo controllo della stratigrafia e un facile rilievo della sezione. Tutto il terreno prelevato dalla fossa è stato flottato. La fossa ha sommità approssimativamente ovale, pareti verticali e base piatta, e risulta scavata con molta cura. Il suo livello di riempimento principale (54/z), quello cioè per il quale la fossa venne scavata, ha restituito una grande concentrazione di materiali che venne accuratamente ricoperta con secchiate successive di terreno misto a pietre, pochi frammenti ceramici e ossi animali. Il contesto ceramico consente di datare la manifattura dei vasi e la loro deposizione nella fossa al TM IIIC antico. La sua vicinanza all'Edificio 1 farebbe pensare che la fossa, tra le più antiche di quelle scavate sulla Kephala, sia l'esito di uno dei più antichi banchetti rituali svoltisi sulla collina. |
Coltello in bronzo THK 04/47 |
||