Campagna di scavo 2002 a Thronos Kephala
Dal 21 maggio al 30 luglio 2002 è stata effettuata una nuova campagna di scavo nel sito minoico e post-minoico di Thronos/Kephala a Creta, in collaborazione tra il CNR/Istituto di studi sulle civiltà dell'Egeo e del Vicino Oriente, Roma, e la KE' Eforia Proistorikon kai Klasikon Archaiothiton, Chania, sotto la direzione di Anna Lucia D'Agata e Nota Karamaliki.
La campagna è stata articolata in sei settimane di scavo sulla sommità della Kephala, seguite da quattro settimane di lavoro di magazzino — svolto nei locali della Scuola Elementare di Thronos, gentilmente messi a disposizione dall'amministrazione comunale — durante le quali si è provveduto all'analisi, alla documentazione e al restauro dei materiali rilevanti. A fine campagna, alcune fotografie dell'area di scavo sono state scattate da Ch. Papanikolopoulos (INSTAP-SCEC) facendo uso di una macchina sospesa ad un aquilone.2 Come di consueto, tutti i materiali rinvenuti sono stati trasportati al Museo Archeologico di Rethymnon, mentre i livelli archeologici lasciati esposti sul pianoro settentrionale sono stati coperti con nylon e terra setacciata. Alla campagna hanno partecipato: A. Borzacconi, L. Mandruzzato, S. Wallace (responsabili di trincea); L. Gremese (responsabile per il rilievo), B. Eder (archeologo), D. Mylona (responsabile per la flottazione), G. Merlatti (responsabile per il disegno dei materiali), K. Zervaki (responsabile per il restauro dei materiali), I. Misemikes (restauratore), A. Tsantiropoulos e Ch. Stephanakis (fotografi).3
Sono stati aperti tre cantieri di scavo, dei quali due sul pianoro settentrionale e uno su quello meridionale. All'estremità nord-occidentale del pianoro settentrionale (Northern Plateau I) è proseguito lo scavo dell'Edificio 3 finalizzato a definire le fasi più antiche della struttura.
L'edificio è stato costruito sfruttando il banco roccioso che corre lungo il lato settentrionale del pianoro e appoggiandolo a sud su uno spesso riempimento artificiale, entro il quale i materiali più tardi sembrano risalire al Subminoico I. L'Edificio 3 consta di due vani — il Vano Occidentale e il Vano Centrale — e di un Corridoio, annesso successivamente all'estremità est. Il Vano Occidentale appare costruito ad un livello notevolmente più alto di quello Centrale, probabilmente per sfruttare il piano offerto dal sottostante banco roccioso che qui affiora già alla base dei muri perimetrali orientale e meridionale del vano stesso.
Nel Vano Centrale sono stati individuati una serie di apprestamenti di carattere funzionale, e cioè una fossa per rifiuti all'angolo sud-ovest, una grande lastra calcarea all'angolo nord-ovest, e un ripiano in argilla cruda addossato al muro perimetrale meridionale. Tra i materiali recuperati nello strato di crollo del Vano Centrale, strato spesso più di m. 1,00, va segnalato il grande pithos THK02/338, ricomponibile per circa 1/3, il quale al momento del crollo stava probabilmente collocato sulla lastra all'angolo nord-ovest del vano.
Al Vano Occidentale sembra invece possibile assegnare una funzione di rappresentanza a giudicare in primo luogo dalla presenza di due basi di colonna poste lungo l'asse nord-sud e a loro volta in asse con una porta aperta al centro della parete sud — la quale consentiva la comunicazione con la terrazza dell'insediamento.
Tre basse piattaforme disposte a scala e collocate ad est dell'ingresso potrebbero aver funzionato come piani d'appoggio. Dagli strati di crollo che sovrastavano l'area del vano (US 528/530/550) provengono il mug THK02/67, la brocca THK02/106 e l'askos THK02/65. Sulla base dell'analisi preliminare dei materiali la più antica fase di distruzione dell'Edificio può essere assegnata ad un momento di transizione tra la fine del Subminoico, o Subminoico II,4 e l'inizio del Protogeometrico, o ad un momento assai precoce del Protogeometrico, che in termini cretesi corrisponde agli inizi del 10° secolo a.C.
A tale data è riconducibile anche il cratere THK02/1, raccolto in frammenti sia negli strati di crollo del Vano Occidentale sia nel livello di distruzione pavimentale. Il vaso, che va considerato come un documento eccezionale della Dark Age cretese, è decorato con un gruppo di guerrieri probabilmente rappresentati nell'atto di compiere un'azione rituale, che costituiscono la più antica scena figurata mai documentata sulla ceramica greca.5
Successivamente, solo il Vano Occidentale continua a vivere come tale, mentre sfruttando come riempimento lo spesso crollo dei muri perimetrali, i resti del Vano Centrale vengono livellati alla quota del Vano Occidentale e trasformati in area aperta in uso sia nel Protogeometrico avanzato sia agli inizi del periodo Geometrico, probabilmente anche in connessione con due forni costruiti sul banco di roccia del versante settentrionale.
All'estremità orientale del pianoro settentrionale (Northern Plateau II) è stato proseguito lo scavo dell'area abitata individuata nel 2000. Essa appare adesso caratterizzata a sud dalla presenza del declivio piuttosto articolato della roccia naturale, in pendio da sud verso nord, sul quale sono state isolate grandi fosse circolari, adibite a scarico di rifiuti, e resti di opere di terrazzamento che appaiono finalizzate a sostenere edifici di grandi dimensioni. In particolare sono stati individuati i resti di due grandi vani rettangolari, relativi a due strutture parzialmente sovrapposte, entrambi destinati alla conservazione di derrate. Dal livello di distruzione relativo al piano pavimentale del grande vano rettangolare B1 — il muro nord del quale, messo in luce per una lunghezza massima di m. 8,50, è visibile sullo sfondo alla fig. 12 — provengono una serie di vasi, anche di notevoli dimensioni, come l'anfora THK02/168, databili al periodo Tardo Geometrico. Tale distruzione appare coeva a quella individuata nell'Edificio A1 sul pianoro meridionale.6 Le strutture in questione, le cui dimensioni sono tali da fare escludere che esse facessero parte di unità abitative di carattere privato, appaiono di notevole importanza ai fini della ricostruzione della città di età Geometrica, la cui fisionomia sembra ancora una volta profilarsi in termini monumentali.7
Sul pianoro meridionale (Southern Plateau), immediatamente a nord delle fosse 2 e 4, è stata individuata una nuova fossa scavata nel calcrete e denominata fossa 55, la cui tipologia appare però diversa dalle numerose fosse rituali che rappresentano la caratteristica più peculiare dell'insediamento di Thronos/Kephala durante la Dark Age.8 Si tratta di una fossa cilindrica profonda cm. 90 e larga alla sommità cm. 70, la quale potrebbe aver costituito una piccola cisterna per acqua piovana. I pochi materiali recuperati nel riempimento si datano al TM IIIC. Nella stessa area si è proceduto alla pulizia e al rilievo del lungo muro 817, di andamento est-ovest, che prosegue, in entrambe le direzioni, oltre la recinzione che delimita l'area di scavo.
Sul pianoro meridionale è anche proseguito lo scavo dell'Edificio A2. L'asportazione del livello di obliterazione delle strutture all'estremità occidentale dell'area ha consentito di mettere in luce un tratto ulteriore del muro perimetrale occidentale 804 e il piano pavimentale esterno 814, in terra battuta, ad esso connesso. Tra i materiali recuperati nel corso di tale operazione deve essere segnalato il piede frammentario di una grande statua di bronzo di età romano-imperiale. Qualità e dimensioni del pezzo lasciano ipotizzare che esso fosse pertinente ad una statua maschile che potrebbe essere stata originariamente collocata nell'Edificio A2.